domenica 13 febbraio 2011

Vincere le menti e i cuori

Segnalo due link di materiale molto molto interessante: il primo è la relazione di “Un ponte per...” toscana alla commissione consiliare del Comune di Pisa che si occupa della realizzazione dell'hub aeroportuale militare.

http://tinyurl.com/6f65kkg
Il secondo rimanda a un documento di organizzazioni umanitarie internazionali riguardante il problema degli aiuti umanitari distribuiti da forze militari (Briefing paper Nov. 2010, “Nowhere to turn. The failure to protect civilians in Afghanistan” , pag. 16-19)
http://tinyurl.com/68jcmab
Sono entrambe letture estremamente utili per capire di cosa si parla davvero quando si parla di “missione umanitaria” o di “missione di pace”
Del primo documento, mi pare fondamentale questa citazione:
La verità è sempre la prima vittima della guerra, e le nostre missioni militari vanno spesso – appunto – in guerra. Per “vincere i cuori e le menti” della popolazione locale, che giustamente teme le invasioni militari, i contingenti spesso si dedicano agli interventi umanitari, compiendo un'ulteriore e grave violazione. (...) Tali interventi dovrebbero essere svolti da organizzazioni civili, nella stragrande maggioranza dei casi. Le 29 organizzazioni umanitarie attive in Afghanistan hanno ricordato due mesi fa alla NATO che gli aiuti devono essere demilitarizzati per non mettere a rischio la popolazione che ne usufruisce e le organizzazioni umanitarie che offrono servizi analoghi secondo principi di indipendenza, neutralità e imparzialità. Le Linee Guida stilate nel 2008 per l'interazione tra attori civili e militari in Afghanistan, firmate dalle forze ISAF e dall'ONU oltre che dalle agenzie non governative, stabiliscono che solo “in circostanze eccezionali e come ultima opzione, risorse militari possono essere utilizzate per portare aiuti umanitari”. Invece i progetti umanitari sono stati adottati dall'ISAF con obiettivi di contrasto degli insorgenti e la distinzione tra attori civili e militari non è più chiara agli occhi della popolazione afghana né dei combattenti, ponendo quindi in pericolo le agenzie umanitarie e gli utenti di tali scuole, ospedali, servizi.
L'espressione “vincere i cuori e le menti” non è di nuovo conio. In contesto bellico è stata usata durante l'”Emergenza Malesia” (1948-1960) , dalle forze coloniali inglesi. E' stata riesumata durante la guerra in Vietnam e infine era il nome di una strategia di “pubbliche relazioni” da applicare durante la seconda Guerra del Golfo, nel 2003. In tutti i casi stava a indicare l'utilizzo di aiuti medici, alimentari e/o di altro tipo per ottenere l'appoggio delle popolazioni delle zone di guerra o delle zone occupate verso le forze armate che dispensavano gli aiuti.
Il concetto di “aiuto umanitario” non è quindi semplice come può sembrare a prima vista. In particolare in teatri come quello iracheno e quello afghano, in cui la guerra è stata condotta dalle stesse forze che poi si sono dedicate alle “missioni umanitarie”, o da loro stretti alleati.
E' per questo che non si può associare la costruzione di ospedali e di scuole, o la distribuzione di aiuti alimentari alla pura e disinteressata “solidarietà”, perché disinteressata quella solidarietà non è, ma corrisponde sempre alle intenzioni della parte in guerra da cui l'aiuto è dispensato. Si può pensare che quella parte in guerra sia “buona”, forse, ma qui si apre un'altra discussione. Il punto è che la “solidarietà” che arriva insieme ai fucili è comunque di parte e interessata, e spesso l'interesse primario non è quello della gente che viene “aiutata”.
Si può spiegare questo livello di complessità ai bambini delle scuole materne, ed elementari? Per le materne e le prime classi elementari mi sembra quantomeno difficile. Lo so che i bambini non sono stupidi, ma mi pare che in quel momento di sviluppo le categorie siano e debbano ancora essere quelle di “buono” e “cattivo” senza eccessive sfumature. Lo si può spiegare ai ragazzi delle ultime classi delle elementari e delle medie? Forse, ma certo non portandoli a una giornata di “gioiosa attività” in una caserma, dove quello che inevitabilmente potranno imparare è quanto siano ganzi i paracadutisti.
Ma si può anche sospettare che la domanda giusta sia: si vuole spiegare questa complessità ai bambini e ai ragazzi? O, per l'appunto, l'unica cosa che interessa è vincere anche i loro cuori e le loro menti?

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