Anche quest’anno la “Giornata della solidarietà”, promossa dalla Nicola Ciardelli Onlus e dall’Assessorato alle politiche scolastiche del Comune di Pisa, intende portare le bambine e i bambini degli istituti pisani al Centro di addestramento paracadutisti “Gamerra”, in giorno e orario di scuola, avvalendosi della collaborazione di personale militare. Come molti genitori, e come diverse associazioni impegnate sui temi dalla pace, riteniamo questa scelta assai inopportuna.
Crediamo che le scuole debbano insegnare a distinguere chiaramente tra iniziative umanitarie e iniziative militari. Da anni si spacciano per missioni di pace missioni di guerra al servizio di potenze straniere. Da anni si mescolano nella maniera più ipocrita violenza bellica e solidarietà: prima si feriscono migliaia di civili e poi li si cura; prima si invadono e devastano i paesi e poi li si democratizza. Non comprendiamo perché il Comune di Pisa voglia alimentare simili gravi confusioni. A noi sembra evidente che le finalità umanitarie della giornata, che vuole raccogliere fondi per “La casa dei bambini di Nicola” destinata a minori provenienti da paesi in guerra in attesa di cure all’ospedale Meyer, siano in forte contrasto con l’ambiente militare scelto per ospitarla.
Alle nostre figlie e ai nostri figli vorremmo spiegare che la guerra di oggi non è mai umanitaria, perché calpesta la libertà dei popoli, uccide soprattutto civili, ed è essenzialmente un grande affare legato alle armi, alla ricostruzione e al controllo delle risorse. Per questo la guerra non può essere normalizzata né abbellita, come invece si rischia di fare se si portano dei bambini in caserma per un’iniziativa che sarà percepita come festosa. Se vogliamo che la “Giornata della solidarietà” educhi alla pace e ai diritti umani, essa va svolta fuori da una caserma - spazio di per sé per nulla adatto ai bambini - e in luoghi associabili senza equivoci ai temi affrontati, come le nostre scuole.
Alla fine spetta comunque ai genitori decidere come educare le loro figlie e i loro figli, specie su temi sensibili come quelli della guerra, dell’uso delle armi e della violenza. Scegliendo di portare gli alunni in caserma in giorno e orario di scuola il Comune di Pisa e gli Istituti scolastici hanno privato i genitori di questo diritto fondamentale, riconosciuto tra l’altro da numerose sentenze della Corte Europea dei Diritti Umani di Strasburgo. L’unico modo che le famiglie hanno per dissentire dal luogo scelto per l’iniziativa è, infatti, quello di far perdere un giorno di scuola ai loro figli.
Queste forti criticità possono essere superate: basta voler aprire un vero confronto pubblico, e non cercare giustificazioni o conferme di scelte già prese. Per questo chiediamo che l’organizzazione della “Giornata della solidarietà” venga ridiscussa tra tutte le parti interessate, affinché i suoi obiettivi possano essere realizzati senza ambiguità. Da parte nostra chiediamo fin d’ora all’Assessorato alle politiche scolastiche e ai Dirigenti scolastici di collocare l’iniziativa in un luogo diverso da una caserma, o almeno di riprogrammarla in un giorno festivo o in orario extrascolastico, per consentire alle famiglie di scegliere se far partecipare o meno i loro figli.
Crediamo che le scuole debbano insegnare a distinguere chiaramente tra iniziative umanitarie e iniziative militari. Da anni si spacciano per missioni di pace missioni di guerra al servizio di potenze straniere. Da anni si mescolano nella maniera più ipocrita violenza bellica e solidarietà: prima si feriscono migliaia di civili e poi li si cura; prima si invadono e devastano i paesi e poi li si democratizza. Non comprendiamo perché il Comune di Pisa voglia alimentare simili gravi confusioni. A noi sembra evidente che le finalità umanitarie della giornata, che vuole raccogliere fondi per “La casa dei bambini di Nicola” destinata a minori provenienti da paesi in guerra in attesa di cure all’ospedale Meyer, siano in forte contrasto con l’ambiente militare scelto per ospitarla.
Alle nostre figlie e ai nostri figli vorremmo spiegare che la guerra di oggi non è mai umanitaria, perché calpesta la libertà dei popoli, uccide soprattutto civili, ed è essenzialmente un grande affare legato alle armi, alla ricostruzione e al controllo delle risorse. Per questo la guerra non può essere normalizzata né abbellita, come invece si rischia di fare se si portano dei bambini in caserma per un’iniziativa che sarà percepita come festosa. Se vogliamo che la “Giornata della solidarietà” educhi alla pace e ai diritti umani, essa va svolta fuori da una caserma - spazio di per sé per nulla adatto ai bambini - e in luoghi associabili senza equivoci ai temi affrontati, come le nostre scuole.
Alla fine spetta comunque ai genitori decidere come educare le loro figlie e i loro figli, specie su temi sensibili come quelli della guerra, dell’uso delle armi e della violenza. Scegliendo di portare gli alunni in caserma in giorno e orario di scuola il Comune di Pisa e gli Istituti scolastici hanno privato i genitori di questo diritto fondamentale, riconosciuto tra l’altro da numerose sentenze della Corte Europea dei Diritti Umani di Strasburgo. L’unico modo che le famiglie hanno per dissentire dal luogo scelto per l’iniziativa è, infatti, quello di far perdere un giorno di scuola ai loro figli.
Queste forti criticità possono essere superate: basta voler aprire un vero confronto pubblico, e non cercare giustificazioni o conferme di scelte già prese. Per questo chiediamo che l’organizzazione della “Giornata della solidarietà” venga ridiscussa tra tutte le parti interessate, affinché i suoi obiettivi possano essere realizzati senza ambiguità. Da parte nostra chiediamo fin d’ora all’Assessorato alle politiche scolastiche e ai Dirigenti scolastici di collocare l’iniziativa in un luogo diverso da una caserma, o almeno di riprogrammarla in un giorno festivo o in orario extrascolastico, per consentire alle famiglie di scegliere se far partecipare o meno i loro figli.
Segreteria Provinciale
Rifondazione Comunista Pisa
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