LA SCUOLA LA PACE LA CITTA’
ANDIAMO ALLA SCUOLA DELLA NONVIOLENZA
LA PACE SI STUDIA, LA PACE S’IMPARA
SI VIS PACEM PARA PACEM
° ° °
“Forgeranno le loro spade in vomeri,
le loro lance in falci;
un popolo non alzerà più la spada contro un altro popolo,
non si eserciteranno più nell’arte della guerra”.
(Isaia, 2, 4)
“Rimetti la spada nel fodero, perché tutti quelli che mettono mano alla spada, periranno di spada”.
(Matteo, XXVI, 52)
La lettera aperta di Rocco Altieri, presidente del Centro Gandhi, a Maria Luisa Chiofalo, assessora alle politiche socio-educative e scolastiche del Comune di Pisa, e la risposta di questa, sono documenti che provocano l’intervento di quanti sono stati resi partecipi come destinatari di quello scambio.
Sono impegnato a Palmi, in Calabria, nella promozione della cultura della pace e della nonviolenza, faccio parte del Centro Gandhi e della redazione della rivista “Quaderni Satyagraha”.
Dichiaro di condividere la lettera aperta di Rocco Altieri e il volantino del Gruppo F. Jagerstatter per la nonviolenza, col titolo “Ma in caserma no!”.
La Lettera aperta è coerente con l’impegno educativo e culturale, già noto, di Rocco Altieri, e merita la più ampia diffusione perché denuncia politiche culturali che favoriscono la preparazione della guerra e vanno al di là della città di Pisa.
Questa mia lettera vuole essere un contributo al dibattito.
- Il titolo di “Pisa, Città della Pace” mi richiama alla mente la grande tradizione culturale di questa Città.
“Pisa, con il suo patrimonio di scuole, Università, istituti di ricerca, beni e risorse culturali, storia e scienza, si candida ad essere il baricentro delle celebrazioni galileiane, con lo sguardo rivolto sia alle radici del passato che alle opportunità del futuro!” (Marco Filippeschi, Sindaco di Pisa, per il 2009 “Anno Galileiano”)
“Né io conosco al mondo odio maggiore di quello dell’ignoranza contro il sapere”.
(Scritta all’ingresso della Domus Galileiana a Pisa)
- ALDO CAPITINI. La scuola e la pace - Le tecniche della Nonviolenza.
Della tradizione culturale di Pisa fa parte Aldo Capitini, riconosciuto uno dei più grandi maestri della storia della nonviolenza moderna.
Le opere di Aldo Capitini, dovrebbero essere incluse, come classici, nei programmi scolastici per l’educazione alla pace e alla nonviolenza.
Una di queste opere è Le tecniche della nonviolenza (Feltrinelli, 1967).
Come non sapere che la distribuzione di un volantino è una delle tecniche della nonviolenza?
In questa occasione, un’altra opera di Capitini, da richiamare opportunamente, è Educazione aperta (2 voll., La Nuova Italia, 1967-’68).
La pace si studia, la pace s’impara.
“Cade …opportuno accennare … ad un orientamento quasi sconosciuto…: le tecniche del metodo nonviolento. Chi le conosce? Chi le insegna? Chi le impara? Eppure, non soltanto esse sono state usate in grande e sono usate, e si vanno arricchendo, ma sono quelle che concretano la possibilità di continuare lotte per la libertà e per la giustizia, lotte sindacali, nazionali, antirazziali, senza la distruzione degli avversari… Tutti gli adolescenti e tutti gli adulti dovrebbero conoscere le tecniche del metodo nonviolento, perché solo mediante esse, nell’uso del consenso e del dissenso, le società di pochi diventeranno veramente le società di tutti”.
(Educazione aperta, vol. 1, 1967, pag. 281-2)
“Oggi è una necessità trovare un metodo di lotta che non arrivi alla distruzione degli avversari, all’uso delle armi atomiche, chimiche, batteriologice, che possono ridurre la terra a montagne di polvere. La ‘teoria della pace’ deve trovar posto nella cultura proposta a tutti gli scolari, insieme con la conoscenza delle tecniche della nonviolenza”.
(Ibidem, pag. 296)
“Bisogna … arrivare ad una società di tutti, al potere di tutti, alla ‘omnicrazia’. Ma non ci si potrà arrivare se tutti i cittadini non conosceranno le varie tecniche (sono molte e complesse) del metodo nonviolento, per poter avere una parte di potere, manovrando efficacemente il consenso e il dissenso, cooperando e non cooperando, arrivando talvolta perfino alle tecniche della disobbedienza civile (…). In tutte le scuole per gli adolescenti, nei centri sociali e in tutte le forme di educazione degli adulti, la conoscenza delle tecniche nonviolente dovrebbe essere coltivata, appunto per attuare questa trasformazione della società”.
(Ibidem, vol. 2, 1968, pag. 293).
L’educazione e le donne.
“Oggi si dovrebbero vedere le donne perlomeno unite agli uomini che lottano per la pace. Pare tuttavia che anche qui si constati il danno che potrebbe venire da un’educazione religiosa tradizionale che inducesse a fare troppo affidamento sulle autorità, mentre noi sappiamo bene che i governi non fanno tutto ciò che dovrebbero per la pace, e potrebbero porre i popoli davanti a situazioni terribili. Diceva Gandhi: “Soltanto che le donne dimenticassero di appartenere al sesso debole, non ho dubbio che potrebbero opporsi alla guerra infinitamente meglio degli uomini… Supposto che le donne e i fanciulli d’Europa si infiammino di amore per l’umanità, trascinerebbero gli uomini e annienterebbero il militarismo in tempo incredibilmente breve”.”.
(Ibidem, vol. 1, pag. 363-4)
Quest’anno ricorre il cinquantesimo anniversario del Movimento Nonviolento e della Marcia per la Pace Perugia-Assisi di Aldo Capitini. Il Movimento Nonviolento e la Tavola della Pace hanno iniziato a collaborare per organizzare la prossima Marcia Perugia-Assisi per la pace e la fratellanza dei popoli che avrà luogo il 25 settembre.
La ricorrenza dovrebbe servire anche alle scuole per la scoperta o riscoperta del pensiero e dell’opera del grande maestro della nonviolenza.
Cosa può fare il Comune di Pisa per promuovere e favorire la preparazione delle scuole?
- L’ANTIMILITARISMO: LEV TOLSTOJ – ALBERT EINSTEIN
Dopo la celebrazione del centenario della morte, lo scorso anno, di Lev Tolstoj, un posto speciale gli dovrebbe essere riservato nei programmi di educazione alla pace.
Proprio in occasione del centenario, è avvenuta la pubblicazione da parte del Centro Gandhi Edizioni dell’opera di Tolstoj Il cammino della saggezza, in due volumi, e Rocco Altieri ne è stato il curatore.
E’ un’opera di straordinaria importanza che va raccomandata a tutti gli educatori e l’Assessora alla pubblica istruzione del Comune di Pisa può svolgere un’opera altamente meritoria per la sua diffusione. Sarebbe un’opera degna di apprezzamento da parte di tutte le persone amiche della nonviolenza.
Albert Einstein scrisse (1934):
“La guerra – Questo argomento mi induce a parlare della peggiore fra le creazioni, quella delle masse armate, del regime militare voglio dire, che odio con tutto il cuore. Disprezzo profondamente chi è felice di marciare nei ranghi e nelle formazioni al seguito di una musica; costui solo per errore ha ricevuto un cervello; un midollo spinale gli sarebbe più che sufficiente. Bisogna sopprimere questa vergogna della civiltà il più rapidamente possibile. L’eroismo comandato, gli stupidi corpo a corpo, il nefasto spirito nazionalista, come odio tutto questo! E quanto la guerra mi appare ignobile e spregevole! Sarei piuttosto disposto a farmi tagliare a pezzi che partecipare a una azione così miserabile. Eppure, nonostante tutto, io stimo tanto l’umanità da essere persuaso che questo fantasma malefico sarebbe da lungo tempo scomparso se il buonsenso dei popoli non fosse sistematicamente corrotto, per mezzo della scuola e della stampa, dagli speculatori del mondo politico e del mondo degli affari”.
(The world as i see it, New York, 1934, in Come io vedo il mondo La teoria della relatività, Roma, Newton, 1988, pp. 19-20)
I MEZZI E I FINI.
Le cosiddette “missioni di pace” condotte partecipando alle guerre, come fa l’Italia,dimostrano con la loro ambiguità e contraddizione come ci sia bisogno delle scienze per la pace che ricerchino una nuova razionalità, con nuovi paradigmi scientifici, come ha notato Rocco Altieri tracciando le origini e la storia dei Peace Studies (“Le scienze per la pace e la formazione al metodo nonviolento”, nella rivista “Quaderni Satyagraha”, n. 1, 2002, p. 16)).
La vecchia filosofia espressa dal detto latino Si vis pacem, para bellum va superata da una nuova filosofia, espressa con altri termini “Durante la pace, prepara la pace”.
Bellum alienum a ratione, ha scritto Giovanni XXIII nell’enciclica Pacem in terris, del 1963.
La guerra non può essere mezzo per raggiungere la pace.
Il rapporto tra mezzi e fini rimane il cuore del pensiero nonviolento, come espresso da Gandhi e ripreso da Capitini.
Dice Gandhi:
“La sua convinzione che non vi sia un rapporto tra mezzi e fine è un grande errore… Affermare ciò che lei afferma è come sostenere che si può ottenere una rosa piantando della gramigna… I mezzi possono essere paragonati al seme, e il fine all’albero; tra i mezzi e il fine vi è lo stesso inviolabile rapporto che esiste tra il seme e l’albero”.
(Teoria e pratica della non violenza,Einaudi, 1973, p. 44)
La grande tradizione della scuola pisana se viene ripresa e rinnovata può dare un notevole contributo alla educazione alla nonviolenza delle nuove generazioni.
DALLA CALABRIA UN INVITO FINALE.
Per finire, invito l’assessora Maria Luisa Chiofalo a leggere la pagina di Giuseppe Chiofalo premessa al “Breviario politico di noi cittadini sovrani”, da me curato, pubblicato in La nonviolenza attiva in marcia, di Pietro Pertici (“Quaderni Satyagraha”, 11, 2007).
Da Palmi, in Calabria, continua la collaborazione col Centro Gandhi di Pisa e con Rocco Altieri, riprendendo e sviluppando il rapporto di amicizia tra Aldo Capitini e il filosofo della pace Domenico Antonio Cardone (1902-1986), figlio illustre della mia città, candidato al Premio Nobel per la Pace del 1963.
Il rapporto Cardone-Capitini viene da lontano.
La Calabria più profonda, dotata di spirito profetico, è quella di Gioacchino da Fiore, Bernardino Telesio,Tommaso Campanella, Domenico Antonio Cardone. E’ una terra in cui è viva la vocazione alla pace.
“Si vis pacem para pacem” è una delle ultime opere di Domenico Antonio Cardone.
Un’associazione che porta il suo nome, con un progetto di Casa per la Pace, è nata proprio per ricordarlo e proseguire la sua opera.
Palmi, 15 febbraio 2011
Raffaello Saffioti
Intanto un "grazie" a tutti quelli che collaborano a questo blog.
RispondiEliminaSuggerisco di aprire un movimento su Facebook per dire No ai bambini in caserma.
Fb è molto efficacie come movimentazione di opinioni, e alla lunga crea impopolarità alle scelte... impopolari.
Ciao