lunedì 21 febbraio 2011

La Cultura della Pace non può cominciare dalle caserme

La polemica che in questi giorni vede protagonista l’Assessora Chiofalo, che si è espressa pesantemente contro il volantino distribuito alla manifestazione di domenica 13 dal Gruppo Jagerstatter ed Emergency, ripropone un problema gravissimo che ormai da tre anni si presenta ai genitori, ai docenti e a tutta la cittadinanza pisana: l’iniziativa “Giornata della solidarietà”, che di fatto si svolge con la visita di bambini tra i tre e i tredici anni nella caserma della Folgore.


La “cultura della pace” che l’Assessora Chiofalo ci propone, con tutta la Giunta del Comune di Pisa, rappresenta una distorsione profonda dei termini e delle espressioni, confonde concetti e valori, mascherando con parole ed espressioni pacifiste una deriva militarista che si va imponendo nel nostro Paese da anni, e che rovescia il senso comune delle cose.

Le guerre in paesi stranieri diventano così “operazioni di peace-keeping”, cioè di “ripristino della pace”, le occupazioni militari diventano “missioni di pace e di solidarietà”, i soldati italiani vengono presentati come l’unica soluzione per quelle popolazioni martoriate dalle guerre che proprio noi occidentali, per i nostri interessi economici e strategici, abbiamo portato, come se per portare solidarietà e assistenza sanitaria, educativa, ospedaliera non occorresse potenziare gli interventi civili (come dimostrano gli sforzi di Emergency e di tutte le associazioni di volontariato impegnate a portare aiuti a quelle popolazioni) piuttosto che le spese militari per le missioni e per gli armamenti.

In questi anni le risorse per l’istruzione, la sanità, i servizi pubblici sono state martoriate, mentre aumentano le spese militari e si prevede una spesa di circa 13 miliardi di euro fino al 2026 per l’acquisto di 131 cacciabombardieri F35 (mentre sono stati tagliati 8 miliardi per la scuola pubblica e un miliardo per l’università nel triennio 2008-2011): sarebbe questa la “cultura della pace” che si propone? Perché il Comune di Pisa, il PD e l’Assessora Chiofalo, non propongono una diversa visione da quella ipocrita delle “operazioni di pace”, perché non chiedono il ritiro dei militari dai luoghi in cui i nostri giovani continuano a morire, in missioni di guerra e di occupazioni militari? Non sarebbe più onesto costruire percorsi educativi in cui i bambini siano educati alla vera solidarietà e non alla simpatia verso le armi e le caserme, anziché essere strumentalizzati da operazioni di sapore propagandistico nascoste dietro al comprensibile e indiscutibile dolore per i giovani morti in guerre lontane?

Che le scuole siano coinvolte in queste operazioni è scandaloso, che bambini della scuola dell’obbligo siano sottoposti a queste operazioni è preoccupante: ci sorge il dubbio (eufemisticamente) che l’attenzione ed il rinnovato slancio del Comune di Pisa verso le caserme presenti in città sia collegato all’onore che il Sindaco Filippeschi ritiene sconsideratamente di esprimere nella scelta di Pisa come nodo militare (internazionale, l’HUB), che vedrà l’allargamento dell’aeroporto militare in collegamento con Camp Darby e a disposizione del trasporto delle truppe americane e NATO verso gli scenari di crisi.

Per questi motivi i Cobas chiedono, coerentemente con la propria posizione contro le guerre, per il ritiro dei nostri soldati dalle zone di guerra e per la diminuzione delle spese militari, affinché gli investimenti siano per l’istruzione, la sanità e i servizi pubblici smantellati, che la visita delle scuole alla caserma Folgore del 27 aprile sia annullata, e che si trasformi l’iniziativa in una giornata di solidarietà vera in città, con la partecipazione di tutte le associazioni cittadine impegnate nella solidarietà.

Lanciamo dunque una proposta alle associazioni, a cittadine e cittadini pacifisti e democratici, alle forze sindacali e politiche, ai genitori: convocare una assemblea cittadina da cui lanciare una contromanifestazione basata sui reali valori della pace e della solidarietà.

19/02/2011 Per i Cobas Scuola di Pisa
Giovanni Bruno

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