lunedì 28 febbraio 2011

Entrare in una caserma un giorno solo non è un'invasione pacifica: lettera di una mamma a Michele Passarelli Lio

Gentile Consiglier Passarelli

sono una dei genitori che obiettano alla partecipazione delle scuole alla "giornata di solidarietà" in caserma.
La ringrazio per il suo contributo alla discussione (articolo su Pisanotizie di oggi) che riapre un dialogo sul merito dell'iniziativa dopo il comunicato del Suo partito, che invece considero una chiusura al dialogo.

Vorrei quindi contribuire alla comprensione del perche' molti genitori e associazioni dissentono dal portare i bambini in caserma, spiegando quali sono i miei "perche'".
Sostengo pienamente l'associazione intitolata a Nicola Ciardelli e apprezzo moltissimo l'impegno della famiglia. Ho letto le lettere della Signora Ciardelli e ne comprendo le motivazioni. Non credo quindi di "non voler provare a ragionare con chi ha questi obiettivi", come scrive Lei, ne' di sindacare sull'onesta' del loro impegno, che riconosco e apprezzo tantissimo. Credo al contrario che ci sia una forte base condivisa di motivazioni e di ideali, che considero un ottimo punto di partenza per la nostra discussione. Riconosco inoltre la liberta' di insegnamento e quindi di decisione degli insegnanti di partecipare o meno all'iniziativa. Se legge bene le richieste di chi dissente dalla giornata in caserma trovera' infatti che nessuno mette in discussione ne' gli obiettivi dell'Associazione Ciardelli, ne' la bonta' del parlare di solidarieta' nelle scuole, ne' la liberta' di insegnamento. Inoltre, sono e siamo i primi a ricercare dialogo con l'assessora e con l'amministrazione comunale.
Quindi La vorrei rassicurare sul fatto che le Sue preoccupazioni sui possibili atti di violenza di chi dissente dall'iniziativa possono essere fugate.
Vorrei solo pero': che ci sia una discussione vera sul merito della questione, e cioe' se e' opportuno portare i bambini in caserma, e che sia rispettata la liberta' di scelta delle famiglie su un argomento cosi' sensibile, senza ledere assolutamente la liberta' di insegnamento - e di smetterla di accusare chi dissente di fare violenza verbale. Questo e' solo un metodo di delegittimazione che respingo e che non aiuta alla discussione. Per fortuna l'accusas di fare violenza puo' essere facilmente smentita dai fatti.
Quello che infatti come genitore considero e chiedo e' semplicemente questo:
- ritengo che discussione sul ruolo dell'Italia nelle missioni militari all'estero e di come si debba leggere l'art. 11 della Costituzione sia legittimo e opportuno, come sostiene l'assessora Chiofalo, e che pero' questa discussione debba essere fatta in altri luoghi e con altre modalita' e soprattutto tra cittadini adulti.
- ritengo che bambini troppo piccoli (delle scuole materne addirittura) possano avere una visione distorta di cosa sia una caserma se ce li portiamo dentro a giocare. Non a caso Lei stesso ha scritto che le Sue figlie sono tornate contente dalla giornata. Credo quindi che non sia stato spiegato loro (per fortuna, direi) cosa sia effettivamente successo in Afganistan e quali sono gli effetti sulla popolazione civile delle missioni militari in Afganistan, altrimenti le Sue bambine avrebbero avuto ben altra impressione dalla giornata.
Credo inoltre che entrare in una caserma un giorno solo non sia un'invasione pacifica delle caserme, e non incida assolutamente sul grado di democraticita' dell'esercito che attualmente e' un corpo di professionisti.
- credo anche che, visto che anche Lei sostiene che l'iniziativa di solidarieta' proposta non ha niente a che fare con la caserma, non vengano confuse le due cose: lasciamo la caserma ai militari e l'iniziativa di solidarieta' con i bambini in zone di guerra facciamola fuori dalla caserma e facciamola organizzare dalle Onlus che si occupano di solidarieta' e non dai militari. Su questa base l'amministrazione comunale avra' un larghissimo consenso e la partecipazione di tutti. 

Cordiali saluti
Silvia Giamberini, Pisa

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