mercoledì 30 marzo 2011

Il 'Comitato Donne 13 Febbraio_Pisa' risponde all'Assessora Chiofalo

Il 'Comitato Donne 13 Febbraio_Pisa', a seguito delle dichiarazioni rilasciate alla stampa dall'Assessora del Comune di Pisa Marialuisa Chiofalo, intende fare alcune importanti precisazioni su quanto è stato scritto.
In particolar modo, le frasi: "Ma a Pisa 30.000 persone sono scese in piazza il 13 Febbraio per affermare la propria fiducia nelle Istituzioni previste dalla Costituzione (civili, scolastiche, militari) e nei loro meccanismi democratici di auto/etero-controllo, il proprio spirito critico nel discernere tra fatti e propaganda, la fiducia nella scuola pubblica" pubblicate su Pisanotizie in data 19 marzo e sul Tirreno in data 23/03 ci sembrano non corrette rispetto allo scopo della manifestazione né tanto meno all'appello che ha portato alla stessa.

Firme appello: oltre 1250

Abbiamo superato le 1250 firme. Vi invitiamo a continuare a diffondere l'appello, e  ringraziamo tutti quelli che hanno firmato, che in qualche caso si sono interessati di quanto accade a Pisa pur vivendo lontano. Fra questi ricordiamo Haidi Gaggio Giuliani, Vittorio Agnoletto, Luciana Castellina, Lidia Menapace, Giuliana Sgrena, Renzo Ulivieri.

Grazie a tutti voi!

Una scelta inappropriata: comunicato Flc-CGIL Pisa

L'Amministrazione Comunale ha avviato in questi anni un dialogo costruttivo con le istituzioni militari dell'esercito presenti del territorio. Si tratta di strutture costitutive del tessuto democratico della città, previste dalla Costituzione, troppo spesso considerate da molti un corpo estraneo, che invece hanno il dovere, in collaborazione con le altre Istituzioni, di promuovere la cultura democratica nel paese in generale e del nostro territorio in particolare.
In questo senso va di certo anche l'iniziativa promossa dalla Fondazione Ciardelli Onlus e dal Comune di Pisa per l'organizzazione della Giornata della Solidarietà il 27 aprile, come momento di intersezione tra percorsi di educazione alla cittadinanza e luoghi adibiti alla difesa della collettività. Come sindacato dei lavoratori della conoscenza non possiamo che prendere atto positivamente di iniziative di dialogo incentrate sui valori della pace e della solidarietà, ma nutriamo perplessità in merito alla collocazione delle attività e all'età dei "piccoli cittadini" che vi parteciperanno.
Come operatori del settore educativo, rileviamo che la scelta di coinvolgere l'infanzia in questo percorso porta con sé la necessità di una grande cautela. I bambini, infatti, assorbono ogni stimolo a loro proposto senza la capacità critica necessaria a comprendere i distinguo richiesti, come la differenza tra operazioni militari e umanitarie. Per questo ci pare inappropriata e foriera di inutili incomprensioni la scelta di ambientare la Giornata della Solidarietà nella caserma Gamerra.
Un luogo di uso civile sarebbe certamente più appropriato a rappresentare le varie anime della cooperazione e della solidarietà, tra le quali la Fondazione Ciardelli e molte altre associazioni del territorio, in collaborazione con le Istituzioni e con la partecipazione delle forze armate. Tale spostamento di sede sarebbe infatti un tassello ulteriore verso il costruttivo atto di dialogo tra tutte le Istituzioni e l'associazionismo e darebbe alla giornata quella forza unitaria che lo spirito dei promotori certamente auspica.



Comitato direttivo della Federazione dei Lavoratori della Conoscenza CGIL Pisa

lunedì 28 marzo 2011

Qualche osservazione sulla “Giornata della Solidarietà” del 27 aprile prossimo.

  1. Una luce cattiva
    Sopra il dibattito cittadino sulla giornata della solidarietà promossa per il 27 aprile e che ha come sede per le attività delle scolaresche la caserma Gamerra, certo articolato e di grande intreresse, cala adesso una luce cattiva, che dovrebbe indurre a un ri-pensamento: si tratta della guerra in Libia, con il suo corollario bombardamenti, lutti, terrore e distruzione.
    Questo suggerirebbe, per forza di cose, direi per principio di realtà, di fare un passo indietro nell'organizzazione della giornata, di cui in sintesi si critica una cosa sola: la con-fusione, cioè la fusione tra la festa con i bambini e il luogo di addestramento alla guerra.

sabato 26 marzo 2011

Goebbels a Pisa?

Secondo scivolone comunicativo per l'assessora Chiofalo sulla questione delle attività scolastiche alla caserma "Gamerra". In un documento inviato al Presidente del Consiglio d'Istituto delle scuole "Fibonacci" con preghiera - si noti bene - di farlo leggere ai genitori, l'assessora afferma che la discussione è stata viziata da chi, nella discussione stessa, ha reiterato ossessivamente delle falsità facendole così diventare delle verità, al modo di Goebbels. Si, esattamente: di Goebbels.
E' bene dunque ricordare che Joseph Goebbels era il responsabile delle comunicazioni di massa di una dittatura che aveva eliminato tutti i partiti escluso quello nazional-socialista, aveva imprigionato e ucciso gran parte dei loro membri e dirigenti e aveva assunto il controllo diretto e stretto di tutti gli organi d'informazione. Questo era il sistema comunicativo del nazismo, questo era Joseph Goebbels.
A chi paragona dunque Joseph Goebbels l'assessora Chiofalo? Non - come sarebbe, sia pur solo metaforicamente, possibile - ai moderni padroni della politica e dell'informazione che sulla base della loro enorme potenza economica tengono in scacco l'opinione pubblica e cercano di soffocare il dibattito democratico. No: Goebbels è paragonato a dei cittadini e delle cittadine pisane di nessun potere, né economico, né politico, né mediatico, che hanno avuto la sola colpa di sollevare una delicata questione culturale e pedagogica con una fermezza - del tutto legittima - che in nulla è superiore o più tenace della fermezza dimostrata dalle controparti, assessora Chiofalo in testa.
Pisa 2011 come Berlino 1933, dunque? Vediamo, entriamo nel dettaglio. Come si forma, in misura prevalente, il dibattito pubblico a Pisa? Tradizionalmente e ancora prevalentemente sulla stampa quotidiana locale: "Tirreno" e "Nazione". C'è a Pisa qualche monopolio di tale informazione, qualche regista occulto che ha la capacità di orientare in modo esclusivo e ossessivo l'informazione, come parrebbe suggerire l'assessora? Sembra proprio di no. Prendiamo infatti i due quotidiani citati, dal primo febbraio al 20 marzo. Sulla questione Gamerra sono usciti esattamente 29 articoli e interventi. Come sono questi articoli e interventi? Quattro di essi sono redazionali, di semplice informazione; sei sono in favore di una ricollocazione dell'iniziativa fuori dell'orario scolastico; diciannove sono in favore dell'iniziativa così com'è stata voluta dal Comune, e di questi ultimi quattordici sono con toni piuttosto infuocati nei confronti degli interlocutori.
Questi sono i numeri. Questo è il dibattito. Un'esternazione come quella dell'assessora, che al di là di ogni altra pur cruciale considerazione di bon ton civico è anzitutto completamente fuori bersaglio dal punto di vista storico, non può che distorcere e inasprire inutilmente questo dibattito, distogliendo oltretutto dal nocciolo della questione. Così come fece - primo scivolone - dopo la manifestazione del 13 febbraio, dando dei "bugiardi" a dei pacifisti che avevano espresso le loro opinioni in un normalissimo e soprattutto legittimo volantino.
Non si può non convenire quindi con quanto hanno scritto il 25 febbraio David Regazzoni e Andrea Ferrante, dirigenti cittadini del Pd: "Non sono giustificati i toni da crociata cui stiamo assistendo. [...] Per questo auspichiamo prima di tutto che i toni della discussione rientrino di nuovo nell'ambito di un civile dibattito tra posizioni diverse ma ognuna degna di essere rispettata". Parole sante, che sottoscriviamo senza meno.

Luigi Piccioni, storico, genitore

martedì 22 marzo 2011

I luoghi della solidarietà sono altri

Riportiamo la lettera di Alessandro Baldassari pubblicata ieri su PisaNotizie

Gentile Dott.ssa Ciardelli,
ho letto con attenzione la Sua lettera e vorrei tentare di presentare pacatamente quella che ritengo essere la principale ragione di opposizione a che l'iniziativa prevista per il prossimo 27 aprile si svolga presso la Caserma "Gamerra".
Non è in questione né l'attività dell'Associazione da Lei presieduta né il suo diritto ad organizzare le proprie iniziative come e dove ritenga opportuno.
Ciò che si contesta è che una istituzione come il Comune di Pisa accetti di presentare, e di presentarlo a dei bambini piccoli, come adatto alla solidarietà un luogo come la caserma "Gamerra".
Non userò, per descrivere quest'ultima, le durissime parole utilizzate dalla madre di Emanuele Scieri, il parà lasciato a morire da solo proprio dove dovrebbe svolgersi la giornata del 27, parole che, se vuole, può leggere nel libro ""Folgore" di morte e di omertà" scritto recentemente dai genitori di Emanuele.
Utilizzerò invece poche frasi tratte dalla sentenza del Tribunale Militare di La Spezia in merito alla morte dello sfortunato giovane che la descrive come il luogo in cui "...non è inverosimile ritenere" che la morte del militare sia avvenuta per"...l' intervento di un' azione umana esterna, quale potrebbe essere, nell'ipotesi di un atto di nonnismo" .
Ognuno può restare della propria opinione, ma davanti ai bambini non facciamo pericolose confusioni; i luoghi della solidarietà sono altri: gli ospedali, le case di riposo, le mense dei poveri, le parrocchie ed anche, certamente, la Casa dei bambini di Nicola.
Se si vuole mantenere il profilo istituzionale dell'iniziativa del 27 è allora sufficiente, per sedare ogni polemica, che il Comune e l'Associazione da Lei presieduta individuino semplicemente un altro luogo dove svolgerla.
E' un piccolo atto di buona volontà che, ne sono certo, garantirà la migliore riuscita dell'iniziativa.
Insistere sulla localizzazione attuale potrebbe far pensare che l'intenzione sia invece quella di presentare a dei bambini tanto piccoli l'opzione delmilitare: se così fosse meglio dirlo chiaramente e senza infingimenti, in modo che ciascuno possa comportarsi come più ritiene opportuno.
Un augurio di buon lavoro a Lei ed alla Sua Associazione.
Alessandro Baldassari

domenica 20 marzo 2011

Dobbiamo inverare la Costituzione. Un messaggio di Lidia Menapace

Riceviamo, pubblichiamo, e ringraziamo moltissimo Lidia.

Care e cari
ho letto con scandalo la notizia, e con ammirazione la presa di posizione dei genitori: ferma democratica, razionale, e soprattutto rispettosa delle bambine e dei bambini, che non possono essere strumentalizzati a questo modo.
Vorrei prendere parte a questa importantissima lotta e perciò sottoscrivo toto corde ciò che è incluso nell'appello. Non posso del resto dimenticare che quando ero al Senato mi occupai di una fosca vicenda accaduta proprio alla caserma della Folgore a un paracadutista siciliano (Scieri) la cui morte è ancora avvolta in inquietanti "misteri".
Comunque nella formazione delle generazioni avvenire non dobbiamo mai scostarci dal dettato della nostra Costituzione che, pur rispettando ovviamente tutti i morti, ci obbliga a farci opinioni e ad esprimere giudizi critici. In particolare sull'andazzo davvero intollerabile per il quale, mentre noi sappiamo che si deve "ripudiare" la guerra, sia quella aggressiva degli altri popoli (che pure usammo durante il fascismo), sia quella che si propone come “strumento di risoluzione di controversie internazionali”, non ci curiamo che questo civilissimo e inderogabile ordine costituzionale sia inverato soprattutto con la costruzione di una cultura di pace. Una cultura che miri esplicitamente a scegliere una politica che sia coerente tra mezzi e fini.
Le persone della mia età che per percorsi di riflessione ed esperienze di vita volentieri dichiarano "Ora e sempre Resistenza" lo fanno anche per affermare che quell'importante periodo della nostra storia ci portò a riflettere sull'uso dei mezzi, e si fondò soprattutto sulla formazione di coscienze democratiche e attive, anche fino alla scelta nonviolenta (ad esempio Dossetti non usò mai personalmente armi e fu comandante partigiano e nemmeno io, che pure ottenni il brevetto di partigiana combattente col grado di sottotenente).
Di fronte a possibili involuzioni politiche e a coinvolgimenti dell'Europa nelle pericolose crisi nel Mediterraneo è anche più necessario affermare appunto il ripudio della guerra e la ricerca di forme politiche e di culture efficaci a inverare il dettato costituzionale. Anche perché le armi e il militarismo cui si ricorre nei periodi di crisi (anche tra le due guerre mondiali del resto) non possono più nascondere che, quanto più sono orrendamente distruttive, e ipocritamente dichiarate mezzi "umanitari"(!), tanto più sono inutili: è corruzione usarli nella formazione dei piccoli e dei ragazzi e ragazze.
Per questo la vicenda che denunciate deve uscire dal ristretto ambiente in cui è nata, prima che sia fatta diventare un modello da prendere a esempio.

Ciao, Lidia


Lidia Menapace è nata a Novara nel 1924. Ha partecipato alla Resistenza come staffetta partigiana, con una scelta non violenta che rispetterà in seguito e contrassegnerà la sua vita e la sua attività politica; si è poi impegnata nel movimento cattolico di base: pubblica amministratrice, docente universitaria, fondatrice del "Manifesto", è stata presente alle più rilevanti esperienze politiche e culturali della sinistra critica. E’ stata consigliera comunale a Roma e a Bolzano, consigliera provinciale in Sudtirolo e regionale del Lazio. Nella legislatura 2006-2008 è stata eletta Senatrice. È tra le voci più significative della cultura delle donne e dei movimenti di solidarietà e di liberazione.

Questo dibattito è un grande successo: L'assessora Chiofalo su Pisanotizie

Riportiamo un intervento di Maria Luisa Chiofalo su PisaNotizie

Non è sempre facile enucleare le argomentazioni dell'Assessora, ma su quelle che mi pare di avere individuato faccio tre osservazioni:

1) Se il Comune sponsorizza imparzialmente la Giornata della solidarietà al pari di molte altre iniziative, l'Assessora potrebbe indicarci altre iniziative per cui  lei abbia svolto personalmente  riunioni con i dirigenti delle scuole per incoraggiare l'adesione all'iniziativa stessa?

2) Purtroppo non siamo riusciti a capire quali siano i "cambiamenti ( nel programma della Giornata) che hanno recepito osservazioni fatte nel 2010 dai contrari". L'Assessora potrebbe gentilmente indicarceli?

3) Molte e molti di noi il 13 febbraio erano convinti di partecipare a una manifestazione per la difesa della dignità delle donne. Se l'Assessora ci volesse indicare dove ha letto che la manifestazione fosse  per "affermare la propria fiducia nell'Istituzione militare" gliene saremmo molto grati. 


***

I pensieri colmi di amarezza scritti di recente da Federica Ciardelli mi hanno indotto a condividere ulteriori riflessioni. Ritengo che i punti del dibattito siano le scelte educative, le funzioni di singoli e istituzioni, le modalità, forme e contenuti della comunicazione.

venerdì 18 marzo 2011

1000 firme all'appello, 10000 visite al blog

Vi informiamo che abbiamo 1000 firme ( in realtà sono 999, ma insomma, abbiamo fiducia) per l'appello e 10000 ( 10300 in realtà) visite al blog in meno di un mese. Ringraziamo tutte e tutti  quelli che sostengono la campagna "Ma in caserma no"

giovedì 17 marzo 2011

Che ci vuole? L'intervento di 42 insegnanti pisani

Per il secondo anno, l'Amministrazione Comunale propone alle scuole l'adesione alla Giornata della Solidarietà, organizzata insieme alla Nicola Ciardelli Onlus, che si svolgerà il 27 aprile, anniversario della morte di Nicola Ciardelli, presso la caserma militare Gamerra, sede del Capar, scuola di paracadutisti della Folgore.
Per il secondo anno, la scelta di collocare in un luogo militare questa bellissima iniziativa suscita in noi insegnanti molte perplessità. Sappiamo infatti, per esperienza, che i bambini vengono coinvolti dai messaggi espliciti veicolati dalle attività proposte attraverso i laboratori o le esperienze, ma sono anche estremamente permeabili alle comunicazioni che passano attraverso i luoghi, i tempi e i modi in cui tali attività vengono proposte.
Leggiamo, e non abbiamo motivo di dubitare, che le intenzioni dei promotori dell'iniziativa siano quelle di “trasformare in amore ciò che la guerra e l'odio hanno prodotto”. È uno spirito che noi condividiamo e che pratichiamo quotidianamente nelle nostre classi. Agiamo sui conflitti, insegnando i modi per superarli. Ci battiamo perché nelle nostre piccole comunità bambini e bambine si sentano inclusi, indipendentemente dal reddito, dalle condizioni sociali, dalla lingua o dalla religione delle famiglie.
Pensiamo però che lo spirito che anima la giornata cozzi irrimediabilmente con la realtà del luogo in cui si svolge. La caserma infatti rappresenta in questi anni un luogo da cui partono delle missioni militari sulle cui finalità ci sarebbe da discutere e da dibattere, missioni che mettono in forte discussione l'articolo 11 della Costituzione della Repubblica.
Certo, per noi adulti è facile razionalizzare, distinguere, separare. Sappiamo bene capire che uno stesso luogo, che 364 giorni all'anno ha uno scopo, ne può avere, per una mattina, uno diverso. Nei bambini e le bambine delle nostre scuole, però, questa capacità critica è ancora tutta da formare. È un percorso lungo, che non si compie in una giornata e nemmeno in un percorso di due mesi. È la crescita consapevole. È l'educazione quotidiana.
In quella giornata, anche se non era l'intenzione dei promotori, il messaggio sarà un altro. La scuola comunicherà, anche senza dirlo, che esiste un luogo importante in cui si fa solidarietà. Questo luogo è la caserma e i suoi attori sono i militari dell'esercito.
Quest'ambiguità fortissima e inestricabile, ci impedisce, come educatori consapevoli, di partecipare con le nostre classi all'iniziativa. I nostri alunni quel giorno non ci saranno. Eppure basterebbe poco per far sì che la Giornata della Solidarietà, invece di dividere, diventasse un evento cittadino condiviso da tutti. Basterebbe abbandonare il guscio - la caserma - e spostare tutti i magnifici contenuti in un luogo di pace e di incontro, come, ad esempio, la Leopolda. Che ci vuole?


INSEGNANTI PRIMI FIRMATARI

I.C. Fucini
Claudio Bini, Monica Fontana, Gabriella Pera, Sergio Novi (Medie Centrale)

I.C. Toniolo
Sara Cozzani, Stefania Conversano, Roberta Mariotti, Adriana De Ninno, Anna Puccini, Renata Giuntoli, Alessia de Petrillo, Maria Carmela Gianfriddo (Novelli)
Giovanna Zitiello, Mina Antonioli (medie Barbaricina)

I.C: Galilei
Mara Pacini, Francesca Vichi, Carla Rizzuti, Amanda Fossi, Erles Modafferi, Cecilia Casini (infanzia Galilei)
Concetta Gallo (infanzia De André)

I.C. Gamerra
Luca Randazzo, Isabella Moretti (don Milani)
Roberto Barbieri, Annalia Manetti (Baracca)
Concetta de Pasquale (Medie Putignano)

I.C. Tongiorgi
Beatrice Bacci, Patrizia Spanu, Amalia Covassini, Anna Maria Tillieci, Irene Bartalena, Meri Vannozzi, Laura Guidotti, Elisabetta Mino, Sandra Scuto, Donatella Listi, Concetta Gentile, Ilva Macchi, Roberta Meletti, Lauretta Pitti (Collodi)

I.C. Nicola Pisano
Guia Giannessi, Lucia Vaccari, Simone Filomena (media Marina)
Cristina Fontanelli (Viviani)

mercoledì 16 marzo 2011

Intervento di Federica Ciardelli su PisaNotizie

Federica Ciardelli, presidentessa dell' Associazione Nicola Ciardelli Onlus, è intervenuta oggi su PisaNotizie , dove vi invitiamo a leggere il suo messaggio.

Se vuoi la pace prepara la pace: l'intervento di un'educatrice di scuola dell'Infanzia

Se vuoi la pace prepara la pace.

Ma come si prepara la pace? Intanto domandarsi questo vuol dire pensare alla pace come un processo, come un concetto dinamico che necessita di progetti, di costruzione, di sostegno sostanziato in parole, azioni, comportamenti, atteggiamenti e scelte.
Facile? Non mi pare perché questo mi richiama alla mente la coerenza, la tenacia, la perseveranza, la resistenza. Valori che oggi sono difficili da individuare tutti insieme. Le cose in questo mondo contemporaneo sono complicate, hanno sempre dei rovesci importanti tanto quanto il verso a diritto, sono intricate in un groviglio di fili che le lega una all’altra.

domenica 13 marzo 2011

Un ponte per... l'Iraq, Senza voli militari

L'intervento di Un ponte per... pubblicato su PisaNotizie,  e riportato qui sotto.
Firmate l'appello!


L'associazione Un ponte per... nata nel 1991 per operare contro gli effetti di guerre cosiddette "umanitarie" sulla popolazione civile in Iraq ed altrove, partecipa a Pisa dall'anno scorso a due importanti iniziative della società civile locale: la campagna contro l'Hub aeroportuale militare, e quella contro lo svolgimento della Giornata della Solidarietà nella caserma Gamerra. Rivendichiamo con forza il nostro sostegno a queste istanze e, rifiutiamo qualsiasi accusa di "mistificazione" di coloro che difendono il progetto dell'hub militare per finalità umanitarie, e coloro che ritengono edificante portare bambini in una caserma in orario scolastico. Molti nel mondo militare e istituzionale si augurano sinceramente che i militari italiani possano occuparsi solo di interventi umanitari ma la realtà è ben diversa.

mercoledì 9 marzo 2011

Perchè i miei figli non torneranno in caserma

Sono la mamma di due bambini che frequentano una scuola materna e una scuola primaria di Pisa.
Lo scorso anno i miei bambini sono stati portati alla "giornata della solidarietà" alla caserma Gamerra.
Vorrei raccontare come sono arrivata alla decisione di non far partecipare i miei figli quest'anno, di non farli andare in caserma.

giovedì 3 marzo 2011

Il parere di un’insegnante di Scuola Primaria.

«Le parole cambiano senso? Non certo fatalmente. Cambiano secondo il senso di cui le si penetra. Occorre verificare chi cerca (o chi ha cercato) cambiare, quando, come, perché, per chi. E occorre verificare se sappiamo di che parliamo» (Danilo Dolci)


Gli obiettivi formativi della Scuola Primaria, secondo le Indicazioni Ministeriali Nazionali, sono mirati alla formazione di uomini di sano senso critico e capaci di realizzare scelte responsabili. Si sottolinea l’importanza di promuovere una cittadinanza attiva, “un’educazione concreta al prendersi cura di se stessi, degli altri e dell’ambiente secondo forme di cooperazione e solidarietà per una costruzione del senso della legalità e lo sviluppo di un’etica della responsabilità che riconoscano i valori fondanti sanciti nella Costituzione della Repubblica Italiana”.
E nella Costituzione è scritto: “L’Italia ripudia la guerra come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali” (articolo 11).

Legittimo ricordare, ma non in caserma : la posizione dell'Italia dei valori

L'intervento è stato pubblicato in origine qui

Pisa ha un legame storico con le missioni italiane in aree dilaniate dalla guerra e con i momenti drammatici che le hanno segnate. Dall'eccidio di Kindu, il prossimo novembre saranno passati cinquanta anni. Missioni storicamente e tecnicamente differenti, che danno la misura dell'importanza per la città di un dibattito sereno che  non riduca un confronto complesso a uno scambio di accuse.

Fabrizio Sebastiani sull'intervento di Michele Passarelli

Gentile Consigliere Passarelli Lio,

Ho letto il Suo intervento di stamane su PISAnotizie.it.

Sono anch’io un genitore, sono stato anch’io obiettore di coscienza, prima di Lei.

La parola “violenza” ricorre ben 7 volte nel Suo intervento, sempre accostata alla parte con cui Lei sta polemizzando. Mi scusi la franchezza, ma i toni del Suo articolo ricordano quelli del Partito dell’Amore, per il quale ogni atteggiamento di dissenso dalle proprie posizioni è Odio, e per cui l’unica forma di nonviolenza è l’adesione incondizionata. Sì, perché da parte delle associazioni che si sono pronunciate contro le modalità con cui la Giornata della Solidarietà si dovrebbe svolgere si fatica a riconoscere un solo atto che possa essere accostato al concetto di violenza: è forse violenza l’aver diffuso un volantino in cui ci si dichiara contrari alle modalità di questa iniziativa? è forse violenza l’aver preso posizione e aver avviato un dibattito, sui giornali e sui blog, contro tali modalità? è forse violenza l’aver cercato il confronto con l’amministrazione comunale? La mia esperienza di obiezione di coscienza, e di cittadino di uno stato democratico, mi insegna di no.

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