Chi, come me, vive da sempre a Napoli e ne condivide le macroscopiche contraddizioni socio-economiche, culturali e politiche, è ormai talmente abituato a sentirne di tutti i colori che difficilmente riesce a meravigliarsi per una notizia. Tuttavia, apprendere che il Comune di Pisa da due anni organizza la c.d. “giornata della solidarietà”, portando le scolaresche in caserma, tra i parà della Folgore, mi ha lasciato piuttosto colpito e, diciamolo, scandalizzato.
Sono stato tra i primi obiettori di coscienza napoletani, negli anni ’70, ed ho cercato di portare la mia scelta della nonviolenza attiva in ogni occasione successiva di lavoro e d’impegno volontario, sia in campo sociale sia in quello educativo. Come ecopacifista, poi, ho sempre cercato d’inquadrare il mio rifiuto della guerra e del militarismo in un contesto che colloca la pace come qualcosa d’inscindibile dalla giustizia e dalla salvaguardia dell’ambiente, in un’ottica che ritengo coerente con la mia fede in Cristo e nel suo Vangelo.
D'altra parte, sono abituato a fronteggiare la stupidità della guerra e la mistificazione di chi accusa di violenza quelli che lottano per la pace mentre traffica armi verso paesi belligeranti. Ammetto però che un’assurdità come quella di portare dei ragazzini ad una ‘visita didattica’ in caserma non mi era ancora capitato di sentirla.
Una domanda sorge spontanea: ma che razza di lezioni intenderebbe impartire il Comune di Pisa ai suoi ragazzi? Forse un ripasso storico sul colonialismo italiano e sull’esaltazione militarista dei “corpi scelti”, creati non a caso dal regime fascista? Una lezione di geografia dell’Italia, costellata d’installazioni militari e centri strategici per tutto il suo territorio, sempre più militarizzato e “protetto” da un’Alleanza che da anni non ha più nemmeno un diretto antagonista, e quindi una qualsiasi giustificazione alla propria esistenza? Con questa bizzarra “giornata della solidarietà” forse l’amministrazione comunale di Pisa preferiva cogliere l’occasione per una lezione di educazione civica o, come oggi l’hanno chiamata, di “cittadinanza e costituzione”. Purtroppo, sta di fatto che la Costituzione della nostra Repubblica recita seccamente, all’art. 11: “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali...” . Con tutta la buona volontà, quindi, sarebbe difficile negare che dei corpi scelti dell’Esercito Italiano si addestrino a fare la guerra.
E allora che cosa mai vogliono insegnare gli amministratori di Pisa ai loro futuri cittadini, mandandoli in ‘gita’ scolastica al centro addestramento di una divisione di paracadutisti? Si tratta della vecchia “solidarietà” del governo italiano con i cittadini libici, che si è espressa finora chiudendo entrambi gli occhi sulle esportazioni illegali in quel paese di armi nostrane, con le quali le forze armate e la polizia stanno facendo stragi di civili? Oppure della nuova “solidarietà” che ci apprestiamo a manifestare, inviando coerentemente contro lo stesso regime navi da guerra per improbabile missioni umanitarie ed allertando i “caccia”, che stanno già scaldando i motori nelle basi NATO ed americane che costellano il sacro suolo italico?
Dubito che si tratti di lezioni di “religione cattolica”, anche se bisogna ammettere che ce ne sarebbe purtroppo materia, visto che i parà della Folgore sono usi recitare devotamente la “preghiere del paracadutista”, nella quale s’invoca l’ “Eterno Immenso Iddio” di “guidare e proteggere l’ardimentoso volo”, prevedendo anche, nell’ipotesi meno fausta : “Se è scritto che cadiamo, sia! / Ma da ogni goccia del nostro sangue / sorgano gagliardi figli e fratelli innumeri, / orgogliosi del nostro passato, sempre degni del nostro immancabile avvenire”.... C’è anche la possibilità che la “gita” degli scolari alla scuola di addestramento paracadutisti di Pisa sia stata ritenuta istruttiva anche sul piano musicale, visto che i parà saranno stati lieti di suonare e cantare agli alunni/e presenti il loro battagliero inno “Come folgore dal cielo”. Particolarmente significativi e formativi, ad esempio, potrebbero essere per dei ragazzi versi come questi: “Cuori d’acciaio all’erta.../ Pugnale e bombe a mano /viatico di morte / e l’ansia della sorte / non sentiremo più. [...] E giù dall’infinito / sul nemico più agguerrito / per distruggere o morir, [... E gli angeli di guerra / col pugnale in mezzo ai denti / in uno contro venti / si battono così...”
Sinceramente, non so – né molto m’interessa... - se gli organizzatori di questo discutibile evento paramilitare avessero in mente altre discipline da insegnare ai ragazzi/e di Pisa, tipo nozioni scientifiche e tecnologiche sul volo o sulla discesa col paracadute, oppure educazione fisica stile ‘marines’ o anche nozioni di fisica applicate alla balistica. Credo però che abbiano fatto molto bene singoli e associazioni ad esprimere riprovazione per una simile iniziativa, innegabilmente “parziale” ed insidiosamente militarista.
E’ vero che la scuola, come diceva qualcuno, deve essere “palestra di vita”, a patto di non diventarlo di morte. Contrabbandare la propaganda delle forze armate con l’ambigua copertura della “solidarietà” ai militari morti a Nassiriya, mi sembra prima di tutto un atto disonesto e diseducativo e, come tale, va condannato sia come cittadini e genitori, sia come insegnanti. Mostrare agli studenti – delle scuole e delle università - esclusivamente il volto bellico della “difesa”, come se da decenni non fosse già stato stabilito il principio, morale e poi anche giuridico, della legittimità di una difesa civile e nonviolenta, mi sembra un comportamento riprovevole ed oggettivamente unilaterale.
D’altra parte, se qualcuno pensava che questa strana uscita didattica potesse far tornare a scuola i ragazzi pisani “folgorati” dalla tecnologia bellica e dalle uniformi, credo che abbia fatto male i conti. Sono certo, infatti, che se noi insegnanti avremo svolto davvero il nostro compito di educatori, non saranno certo queste assurde trovate propagandistiche a trasformare i nostri alunni in allievi ufficiali né la disciplina scolastica in disciplina da caserma.
D’altra parte, se qualcuno pensava che questa strana uscita didattica potesse far tornare a scuola i ragazzi pisani “folgorati” dalla tecnologia bellica e dalle uniformi, credo che abbia fatto male i conti. Sono certo, infatti, che se noi insegnanti avremo svolto davvero il nostro compito di educatori, non saranno certo queste assurde trovate propagandistiche a trasformare i nostri alunni in allievi ufficiali né la disciplina scolastica in disciplina da caserma.
Ecco perché mi unisco idealmente a tutti coloro che vogliono obiettare a quest’assurda iniziativa ed esprimo loro tutta la mia solidarietà per la loro battaglia, che è soprattutto di civiltà e di rispetto per i nostri giovani.
© 2011 Ermete Ferraro
Napoletano, classe '52, sono sposato e ho tre figlie. Di formazione cattolica e nonviolenta,dopo la laurea in lettere mi sono diplomato in servizio sociale e sono stato impegnato per 10 anni come animatore socio-educativo ed assistente sociale. Da molti anni insegno lettere nella scuola media, dove mi occupo anche di problemi di disagio cognitivo e comportamentale. Tra i primi obiettori di coscienza, attivista nonviolento ed eco-pacifista, sono stato uno dei fondatori dei Verdi a Napoli, dove ho ricoperto (1987-97)il ruolo di consigliere/capogruppo circoscrizionale al Vomero - quartiere di cui sono stato anche il primo presidente 'verde'- e di consigliere e capogruppo nel Consiglio Provinciale (dal 1990 al '95). Sono stato coordinatore del circolo di Napoli e membro del coordinamento regionale della Campania dell'associazione Verdi Ambiente e Società ONLUS. Di VAS sono attualmente Consigliere Nazionale e referente nazionale per l'ecopacifismo. A livello regionale,poi,sono componente dell'Esecutivo di VAS-Campania, come responsabile per la cultura. Ho svolto per 8 anni la funzione di Presidente e Coordinatore Sociale della FOCS (Fondazione Casa dello Scugnizzo ONLUS) di Napoli, di cui sono stato per 3 anni consigliere generale, tornando invece, dal Novembre '09, consigliere amministrativo. Svolgo anche il servizio di "operatore pastorale" presso la parrocchia S. Maria della Libera e mi occupo di "counseling socio-educativo per minori". Sono autore di svariati articoli e pubblicazioni. Visita: www.ermeteferraro.it
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