giovedì 3 marzo 2011

Il parere di un’insegnante di Scuola Primaria.

«Le parole cambiano senso? Non certo fatalmente. Cambiano secondo il senso di cui le si penetra. Occorre verificare chi cerca (o chi ha cercato) cambiare, quando, come, perché, per chi. E occorre verificare se sappiamo di che parliamo» (Danilo Dolci)


Gli obiettivi formativi della Scuola Primaria, secondo le Indicazioni Ministeriali Nazionali, sono mirati alla formazione di uomini di sano senso critico e capaci di realizzare scelte responsabili. Si sottolinea l’importanza di promuovere una cittadinanza attiva, “un’educazione concreta al prendersi cura di se stessi, degli altri e dell’ambiente secondo forme di cooperazione e solidarietà per una costruzione del senso della legalità e lo sviluppo di un’etica della responsabilità che riconoscano i valori fondanti sanciti nella Costituzione della Repubblica Italiana”.
E nella Costituzione è scritto: “L’Italia ripudia la guerra come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali” (articolo 11).


In quanto insegnante, mi preoccupa l’attuale confusione di termini e concetti: la PACE viene confusa con la GUERRA, la SOLIDARIETÁ con l’ADDESTRAMENTO MILITARE, il DISSENSO con la VIOLENZA, …
Mi sembra più che legittima la richiesta da parte delle associazioni pacifiste, di genitori e di insegnanti, di spostare l’iniziativa della “Giornata di solidarietà” del 27 aprile in altro luogo che non sia la caserma dei paracadutisti, oppure che almeno venga spostata in orario extra-scolastico.


La Scuola deve prestare la massima cautela e attenzione a non inviare messaggi confusi e fuorvianti come quello di educare alla pace e alla solidarietà in un luogo nel quale si addestra a sparare e ad uccidere.
I bambini della Scuola Primaria (e addirittura della Scuola dell’Infanzia!) sono troppo piccoli per comprendere la complessità dei problemi relativi alle missioni militari cosiddette “umanitarie” o di “pace”, pertanto ritengo assurdo e grave proporre tale iniziativa in orario scolastico, inserendola così a pieno titolo nel Piano dell’Offerta Formativa degli Istituti Comprensivi.
La Scuola deve riappropriarsi del proprio ruolo educativo teso a formare cittadini capaci di pensare in modo critico, discernere il significato delle parole e delle azioni e compiere scelte responsabili nelle quali la soluzione non violenta dei conflitti risulti l’unica sensata e possibile, la vera “utopia” nella quale i bambini di oggi devono credere e che gli uomini di domani dovranno realizzare.


Ilaria Sabatini


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