sabato 26 marzo 2011

Goebbels a Pisa?

Secondo scivolone comunicativo per l'assessora Chiofalo sulla questione delle attività scolastiche alla caserma "Gamerra". In un documento inviato al Presidente del Consiglio d'Istituto delle scuole "Fibonacci" con preghiera - si noti bene - di farlo leggere ai genitori, l'assessora afferma che la discussione è stata viziata da chi, nella discussione stessa, ha reiterato ossessivamente delle falsità facendole così diventare delle verità, al modo di Goebbels. Si, esattamente: di Goebbels.
E' bene dunque ricordare che Joseph Goebbels era il responsabile delle comunicazioni di massa di una dittatura che aveva eliminato tutti i partiti escluso quello nazional-socialista, aveva imprigionato e ucciso gran parte dei loro membri e dirigenti e aveva assunto il controllo diretto e stretto di tutti gli organi d'informazione. Questo era il sistema comunicativo del nazismo, questo era Joseph Goebbels.
A chi paragona dunque Joseph Goebbels l'assessora Chiofalo? Non - come sarebbe, sia pur solo metaforicamente, possibile - ai moderni padroni della politica e dell'informazione che sulla base della loro enorme potenza economica tengono in scacco l'opinione pubblica e cercano di soffocare il dibattito democratico. No: Goebbels è paragonato a dei cittadini e delle cittadine pisane di nessun potere, né economico, né politico, né mediatico, che hanno avuto la sola colpa di sollevare una delicata questione culturale e pedagogica con una fermezza - del tutto legittima - che in nulla è superiore o più tenace della fermezza dimostrata dalle controparti, assessora Chiofalo in testa.
Pisa 2011 come Berlino 1933, dunque? Vediamo, entriamo nel dettaglio. Come si forma, in misura prevalente, il dibattito pubblico a Pisa? Tradizionalmente e ancora prevalentemente sulla stampa quotidiana locale: "Tirreno" e "Nazione". C'è a Pisa qualche monopolio di tale informazione, qualche regista occulto che ha la capacità di orientare in modo esclusivo e ossessivo l'informazione, come parrebbe suggerire l'assessora? Sembra proprio di no. Prendiamo infatti i due quotidiani citati, dal primo febbraio al 20 marzo. Sulla questione Gamerra sono usciti esattamente 29 articoli e interventi. Come sono questi articoli e interventi? Quattro di essi sono redazionali, di semplice informazione; sei sono in favore di una ricollocazione dell'iniziativa fuori dell'orario scolastico; diciannove sono in favore dell'iniziativa così com'è stata voluta dal Comune, e di questi ultimi quattordici sono con toni piuttosto infuocati nei confronti degli interlocutori.
Questi sono i numeri. Questo è il dibattito. Un'esternazione come quella dell'assessora, che al di là di ogni altra pur cruciale considerazione di bon ton civico è anzitutto completamente fuori bersaglio dal punto di vista storico, non può che distorcere e inasprire inutilmente questo dibattito, distogliendo oltretutto dal nocciolo della questione. Così come fece - primo scivolone - dopo la manifestazione del 13 febbraio, dando dei "bugiardi" a dei pacifisti che avevano espresso le loro opinioni in un normalissimo e soprattutto legittimo volantino.
Non si può non convenire quindi con quanto hanno scritto il 25 febbraio David Regazzoni e Andrea Ferrante, dirigenti cittadini del Pd: "Non sono giustificati i toni da crociata cui stiamo assistendo. [...] Per questo auspichiamo prima di tutto che i toni della discussione rientrino di nuovo nell'ambito di un civile dibattito tra posizioni diverse ma ognuna degna di essere rispettata". Parole sante, che sottoscriviamo senza meno.

Luigi Piccioni, storico, genitore

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