martedì 5 aprile 2011

Giovanni Bruno in risposta a Federica Ciardelli

Gentile Sig.a Ciardelli, rispondo personalmente, come genitore e insegnante e non come esponente dei Cobas Scuola, alla lettera che ha inviato al Tirreno pubblicata ieri (17 marzo), per cercare di sgombrare il più possibile il campo da sospetti di strumentalizzazioni politiche, anche se ritengo che tra alcuni che sostengono a gran voce l’iniziativa non manchi purtroppo questa ambiguità.


Le argomentazioni che Lei adduce rispetto ad una “ignoranza” di chi avversa l’iniziativa del 27 aprile, nel senso che “ignoreremmo” - magari perché non le conosciamo – le finalità della “Giornata” e dell’Associazione che Lei presiede possono sembrare cogliere nel segno, in quanto molti di coloro che sono intervenuti per dichiararsi contrari hanno puntato l’attenzione sul luogo in cui si svolgerà l’iniziativa più che sugli scopi, che sono e restano generosi e assolutamente legittimi.

In realtà, non per ignoranza, ma per scelta non è stato affrontato questo aspetto, perché non sta lì il nocciolo del dissenso.
Infatti, nessuno ha mai messo in dubbio le finalità dell’iniziativa, nessuno ha sostenuto che la proposta che viene dall’Associazione sia sbagliata: il problema emerge quando l’unico luogo in cui sembrano realizzabili queste attività viene individuato in una caserma operativa.

Certo, Nicola era un militare e dunque, sostiene Lei, la sua caserma è il posto “naturale” in cui ricordarlo con una iniziativa dagli scopi umanitari e civili: nessuno credo avrebbe eccepito se questa iniziativa fosse stata proposta in orario extrascolastico, forse ci sarebbero state voci contrarie, ma non si sarebbe andati oltre un normale scambio di opinioni.

La scelta di “obbligare” a partecipare, tramite l’adesione in orario scolastico delle classi dell’infanzia, delle elementari e delle medie, anche i bambini i cui genitori non intendono autorizzare i propri figlie e figlie ad entrare in una caserma per motivi etici, religiosi e politici è invece quanto mai lacerante.

Converrà che, come c’è la piena e rispettabilissima libertà di chi vuole ricordare e onorare la morte di Nicola Ciardelli all’interno della caserma, ci sia chi potrebbe scegliere di farlo con altre modalità, in altri momenti, con la proposta di altre soluzioni rispetto a quella missione.

Comprenderà infine che il rispetto che dobbiamo a Nicola, a Lei e alla volontà di dare un senso alla sua scomparsa con una iniziativa degnissima e, ripeto, generosa, non può annullare le motivazioni, altrettanto profonde e convinte, di chi ritiene che i bambini non si educano alla solidarietà presentando loro la caserma come luogo naturale della pace.

Probabilmente, un ripensamento in tal senso aprirebbe la possibilità di quel dialogo che molti hanno auspicato, ma che solamente pochi, tra cui Lei sicuramente, non hanno inteso come semplice ammissione di errore da parte di chi dissente sulle modalità di svolgimento della “Giornata della solidarietà” del 27 aprile.


18 marzo 2011                                                                                     Giovanni Bruno

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