mercoledì 14 settembre 2011

LETTERA A MIO FIGLIO SUL CIELO SOPRA PISA

Caro Francesco, 
ti scrivo ora una lettera che per ora non posso, ma forse soprattutto non voglio leggerti. 
La leggeremo insieme tra un paio d'anni, forse, quando sarai più bravo a capire quel che c'è scritto, a rifletterci su, naturalmente a difendertene, e - se vorrai - a discuterne con gli altri bimbi e con le altre persone che avrai attorno.
E' da quando sei molto piccolo che alzando gli occhi al cielo o andando a passare qualche ora tra le magie dell'aeroporto hai imparato a distinguere gli aerei che portano le persone, quelli colorati, senza eliche ed eleganti, da quelli grigi, più corti, con le eliche. Sai che i primi sono quelli "passeggeri" e gli altri sono quelli "militari". 
Nel cielo di Pisa ci sono da sempre molti più aerei grigi che aerei colorati. Il loro rumore è diverso: anche senza guardare sai bene che tipo di aereo sta passando.
Gli aerei colorati e dal rumore più sottile portano a Pisa gente da tutta Italia e da tutto il mondo. Ci siamo saliti su anche noi, qualche volta, per andare a trovare le nostre amiche e parenti lontane o per andare a vedere qualche museo straordinario di qualche grande città europea. Li conosciamo bene.
Gli aerei grigi e dal rumore cupo non sappiamo bene cosa portano: non ci siamo mai saliti su e quasi certamente non ci saliremo mai.
Io in genere non sono molto curioso di saperlo. 
In certi periodi, quando c'era guerra in Iraq, in Afghanistan, in Kosovo, in Libia (sono nomi che conosci perché sei curioso e non ti si possono nascondere troppi particolari di quanto discutiamo a tavola), ho preferito addirittura non chiedermelo perché ogni aereo grigio che passava mi si apriva una ferita nel cuore, mi dicevo: "la mia città, la città in cui vivo, porta morte a qualche altra città lontana, di cui non so nulla e i cui abitanti non mi hanno fatto nulla". 


Ogni tanto però sento che sarebbe importante sapere cos'è che arriva per nave a Livorno, che viene trasportato con grandi camion o con treni in quel grandissimo accampamento recintato che costeggiamo quando andiamo a prendere il traghetto e che viene infine portato in quegli enormi hangar nuovi dell'aeroporto, lontani dal punto in cui si imbarcano i passeggeri.
Sai, ci sono delle armi terribili anche se non sono bombe atomiche. Ci sono bombe "normali" - tremende anche quelle - ma poi ci sono bombe fatte con i residui dell'uranio utilizzato in centrali nucleari come quella giapponese che è scoppiata qualche mese fa e che sono anch'esse radioattive; ci sono bombe a grappolo, che ...; ci sono bombe al fosforo che non voglio neanche spiegarti cosa fanno e cosa hanno fatto in questi anni, in giro per il mondo.
Ecco: io sono sicuro che nei cieli pisani, tutti i giorni, passano aerei pieni di bombe così e di roba simile a questa. Che va in posti che noi non abbiamo mai visto e non vedremo mai, pieni di gente come noi, anzi più povera di noi, che non ci ha fatto nulla e non ci potrà mai fare nulla di male.
E ogni tanto questi aerei devono partire anche carichi di persone. Pieni di soldati, di ragazzi armati e addestrati accuratamente, in lunghi anni di faticoso allenamento, a utilizzare le armi.
Quando avevo la tua età, e anche per qualche anno ancora, i presidenti di tutto il mondo discutevano di come tutto questo dovesse finire perché era uno scandalo, cioè una cosa talmente brutta da essere addirittura inaccettabile. In realtà spesso facevano finta: discutevano di come far finire le guerre, di come eliminare le armi e poi facevano le guerre e costruivano armi. Però capivano che le persone, in tutto il mondo, avrebbero voluto un mondo che non buttasse più via il danaro in armi e lo usasse per dar da mangiare alle tantissime persone che ancora avevano fame, per avere scuole più belle e più ricche, per favorire l'incontro tra bambini di tutto il mondo. E allora facevano tutti quei discorsi, e grandi incontri in tante città del mondo in cui promettevano di spendere meno soldi per le guerre e più soldi per far star bene le persone. 
Insomma, in quegli anni tante persone si arrabbiavano quando vedevano tutti questi sprechi e queste ingiustizie e dicevano ai presidenti di raddrizzare le cose. Forse si arrabbiavano perché la guerra se la ricordavano bene - come sai bene, una guerra terribile c'era stata appena quindici, venti anni prima - come pure si ricordavano bene la fame, le malattie, la tristezza e la rabbia che quella guerra aveva portato. 
Adesso invece non si arrabbia più nessuno per queste cose. 
La fame dei più poveri è cresciuta e i presidenti dicono che ormai non ci si può fare niente; i soldi buttati in armi crescono sempre e nessuno dice niente; molti presidenti dicono che con i bambini di altri paesi è meglio non avere a che fare se no vengono qui e da grandi chissà che fanno; la guerra che a tutti faceva schifo è diventata una cosa normale. Pensa solo che di guerre se ne sono fatte cinque negli ultimi venti anni, con tanto di bombe (di tutti i tipi, purtroppo), invasioni, occupazioni, morti di migliaia di persone che non c'entravano niente, e sono state accettate da quasi tutti fingendo di credere a quello che dicono i presidenti di ora, cioè che non erano proprio guerre ma qualcosa di diverso, non si capisce bene cosa. Però le persone a questo punto erano stanche, la guerra non le toccava direttamente, si erano dimenticate la fame e la tristezza della guerra che aveva toccato i loro babbi e i loro nonni, e quindi anche se non hanno capito bene quello che gli veniva detto, si sono messe l'anima in pace.
Però no, forse non è proprio come te l'ho raccontata, forse è meglio se aggiungo qualcosa. 
Non è vero infatti che non si arrabbia più nessuno; non è vero che tutte le persone ascoltano la televisione e dicono "va bene, non è una guerra, ci credo"; non è vero che tutti sono contenti che si spendono un sacco di soldi per le armi e sempre meno soldi per le scuole, per combattere la fame e le malattie. 
Non è vero.
Tua madre e tuo padre, e molte mamme e molti babbi come loro, non sono per niente contenti. 
Loro sanno che gli aerei grigi dal suono cupo non portano strumenti medici, non portano impianti per irrigare, non portano lavagne luminose. O almeno, non le portano quasi mai. Quasi sempre gli aerei grigi portano armi e materiale per combattere o per dare sostegno a chi usa le armi. E se portano persone non portano medici, maestre, persone capaci di aiutare a costruire cose utili o a coltivare la terra, o quantomeno non ne portano quasi mai: gli aerei grigi portano quasi sempre soldati. Armati, con armi che servono - come tutte le armi - a uccidere. Con le migliori intenzioni, a volte, ma pur sempre a uccidere. 
E' sempre con le migliori intenzioni - sicuramente - che adesso portano i bambini come te nei posti dove si addestrano questi ragazzi, e vi spiegano come in realtà quello che essi vanno a fare in giro per il mondo è la solidarietà, cioè l'aiuto a chi ne ha più bisogno, ai più deboli, ai più poveri. Ma in caserma questi ragazzi - ragazzi normalissimi, bada, che fanno un lavoro come un altro - non imparano a curare, non imparano a far crescere meglio il grano, non imparano a insegnare ai bambini: queste cose le si imparano nelle scuole, nelle università. In caserma questi ragazzi - c'è poco da fare - imparano a combattere: non sono medici, non sono maestri, non sono agronomi, non sono ingegneri, infatti: sono soldati. E in questi paesi lontani e disgraziati il nostro presidente e il nostro sindaco non mandano ingegneri, agronomi, dottori, maestri, come dovrebbero: purtroppo mandano soldati.
E allora, capisci bene, c'è qualcosa che non funziona nel fatto che i bimbi debbano andare proprio in caserma, proprio dai soldati, a imparare come si portano le cose buone e utili a chi è più disgraziato di noi. 
Da qualche parte, c'è qualcosa che non torna nel ragionamento.
E allora bisogna discuterne e dire "aspettate un attimo, vorremmo capire meglio, vorremmo dire che c'è qualcosa che non va". E fermarsi. Il tuo babbo e la tua mamma stanno dicendo proprio questo, insieme a tante altre e a tanti altri, ma di voglia di discutere di questo qualcosa che non va sembra essercene molto poca. 
Nonostante questo per noi genitori è davvero molto importante che tu e gli altri bambini possiate pensare a un futuro senza armi, al vostro paese come un paese che aiuta i più poveri con ciò che i più poveri davvero chiedono, che il cielo della vostra città - soprattutto - sia attraversato un giorno solo da aerei colorati, senza eliche e dal suono sottile. E' un sogno, forse, ma è davvero un gran bel sogno: per il quale vale la pena vivere. 
Ora và a scuola sereno, gioca con gli altri bambini e con le altre bambine e non chiederti troppo perché tu non andrai in caserma e gli altri si. 
Tra due, tre anni ne parleremo, e cominceremo a discutere anche di cosa significano parole come pace e parole più complicate, come solidarietà. E magari a litigarci su: perché il discutere e il litigare sono la cosa più bella e importante di un'altra cosa complicata che si chiama democrazia.
Il tuo babbo

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