domenica 27 febbraio 2011

Laura Tussi: chiediamo al Comune di Pisa di non portare i bambini delle scuole in caserma

Il rapporto inversamente proporzionale tra incremento delle spese militari e impoverimento della scuola e dell'istruzione è evidente e netto.
Sarebbe davvero necessario, in un contesto di disarmo generalizzato, convertire le caserme in luoghi di cultura, in ambiti di dialogo interculturale, interreligioso e di educazione alla pace e alla gestione dei conflitti.
Il militarismo e la propensione alla guerra sono un aspetto del maschilismo più truce. Gli uomini, muovendosi guerra, violentano la madre terra, l'umanità e l'ambiente.
I processi di Pace iniziano dalla valorizzazione di genere, dalla considerazione della donna e del femminile, nel dialogo tra generi e generazioni, come punto di riferimento per la trasmissione della memoria storica e dei valori della Pace, a partire dall’istituzione scolastica.
Per questo motivo la cultura politica attualmente egemone strumentalizza e svilisce la figura della donna. Vuole imporre lo spirito maschilista e guerrafondaio, di violenza e sopraffazione.
La caserma viene propinata ai bambini con la seduzione di una giornata di festa, di avventura, di gioco, di evasione e i militari vengono presentati come eroi e promotori di alti ideali di pace e solidarietà. Invece in realtà la guerra è mercenaria.
La giornata di solidarietà con gli eroi militari morti in guerra è una retorica militarista molto pericolosa, per cui la guerra viene presentata e trasmessa in maniera fittizia ed edulcorata. Questo pretesto ha un effetto devastante sulla psicologia infantile.
La guerra viene rappresentata come un gioco a cui bambini non possono rinunciare. La giornata in caserma risulta molto seduttiva agli occhi dei bambini, in quanto viene posta enfasi nel mondo che popola le fantasie infantili, con armi giocattolo e altri espedienti fascinosi, dove il gioco assume i connotati della violenza e della prevaricazione, come avveniva con la gioventù balilla in epoca fascista.
La guerra ingenera sempre violenza, lutti, morte, dolore, miseria materiale e morale. Per questo motivo le nuove generazioni devono essere educate a valori veri di democrazia, di rispetto dell'altro, di dialogo tra culture e fedi, aborrendo ogni forma di prevaricazione e di violenza. La pace non è un'utopia: possiamo vivere in un mondo dove non esistano patrie e nazioni, frontiere e burocrazie, limiti e confini, ma comunità educanti aperte al dialogo, alla gestione nonviolenta dei conflitti, al cambiamento, al progresso costruttivo, senza stereotipi e pregiudizi, nel rispetto delle culture altre e delle differenze di genere e intergenerazionali. Chiediamo di non portare i bambini in caserma per favorire contesti di pace: apriamo invece le scuole agli altri, ai diversi, agli ultimi, agli emarginati, agli oppressi e a tutti più deboli di cui tutti siamo parte nel tessuto sociale, comunitario e nel mondo.

Laura Tussi

Docente, giornalista e ricercatrice. Ha conseguito la sua quinta laurea specialistica nel 2009 in formazione degli adulti e consulenza pedagogica nell'ambito delle scienze della formazione e dell'educazione. Autrice dei libri: Sacro (EMI 2009) Memorie e Olocausto (Aracne 2009) e Il Disagio Insegnante (Aracne 2009) Collabora con l’Istituto Comprensivo Prati Desio (MB)e con diverse riviste di settore: La Rassegna dell’Istruzione (Le Monnier Mondadori- MIUR) Scuola e Didattica (La Scuola) Collabora, anche, con diverse riviste di settore e telematiche come www.politicamentecorretto.com e www.ildialogo.org

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